Corradini rinasce con un progetto commissionato dalla cinese Zoomlion

Nel dopoguerra Piacenza era conosciuta come la città delle gru. Avevano sede qui infatti le aziende più importanti del settore e Corradini è stata senz’altro una di queste. Oggi purtroppo non è più così; le aziende più importanti sono raggruppate nei tre paesi che hanno avuto maggior crescita tecnologica e maggior capacità imprenditoriale industriale: Germania, Usa, Giappone.

La Cina con il suo tessuto industriale poliedrico, si sta affacciando nel mondo del sollevamento anche attraverso partnership che le possano fornire quel know-how che non le apparteneva culturalmente e che è la base di progetti complessi come le macchine da sollevamento.

E’ per una di questi partnership che ho ritrovato il mio mentore Fausto Bocchi.

Incontrai Fausto per la prima volta nel 2004 in una piccola azienda nel piacentino. L’occasione fu una committenza per lo sviluppo di una gamma di spazzatrici stradali innovative. Non posso nascondere che la sua passione e la sua professionalità sono state una guida illuminata e una scuola impagabile. Ho sempre saputo che il suo cuore era comunque legato alla sua gioventù, quando lavorare in Corradini era prima di tutto vivere in una grande famiglia. In quegli anni Corradini produceva macchine uniche al mondo.

Per questo, quando lo scorso anno seppi di questa nuova avventura in cui Fausto sarebbe stato protagonista, ne fui molto felice. Per lui era un ritornare al passato, un ritorno che sapeva di rivincita e di sfida.

Poi, quando quest’anno al Bauma 2019 ho visto i prototipi delle macchine progettate, la mia ammirazione e il mio rispetto professionale ha raggiunto livelli di soddisfazione elevatissimi; anche considerando il poco tempo a disposizione. Per chi come me sa cosa vuole dire progettare veicoli, capisce che riuscire nella sfida di prototipare due macchine come quelle in foto, partendo da foglio bianco, ha il sapore della Impresa con la “I” maiuscola.

Che dire, bravissimi!

Gli attori che operano nei sistemi produttivi moderni dimenticano molto spesso, troppo spesso, che devono dare ampi meriti a chi ha la capacità di trasformare un’idea in un’opera materiale concreta. Purtroppo il protagonismo del sistema economico-finanziario che governa le aziende moderne, sta soppiantando la cultura di prodotto e di qualità di prodotto, con ben altri parametri che con la passione delle macchine ha ben poco da spartire; spesso distruggendo quello in cui eravamo più bravi noi italiani, la fantasia e la capacità di raggiungere in qualsiasi modo l’obiettivo.

Auguro a Bocchi e a Manfroni che questa volta sia diverso e che l’impresa con la “I” maiuscola si possa trasformare un un’avventura a lungo termine, proficua e piena di soddisfazioni.

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